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recensioni
Oigres Iralozza
13 Mag 2023
Il doc è ben strutturato. Solleva molti problemi e tenta anche, indirettamente, per bocca degli intervistati, di dare dei suggerimenti. Saranno colti da chi di dovere? Ritengo che soggetti non indifferenti in questo scenario siano anche le "forze dell'ordine" e il sistema carcerario nel suo complesso (come i "secondini"). Entrambi credo influenzano la percezione della "Giustizia" da parte della societa' e del "colpevole".
RIGGIO GASPARE LISBONA parte3
19 Apr 2023
Una simile denuncia, molto più velata, proviene anche dalle istituzioni, le quali attribuiscono questa “lentezza processuale” alla mancanza di investimenti e di conseguenza di strumenti che possano aiutare a dare maggiore giustizia alla vittima e al detenuto.
Ritengo che il suddetto documentario sia uno strumento molto utile ed importante per permettere a tutti di conoscere una realtà molto complessa quale è il mondo carcerario, ma soprattutto di comprendere e giungere alla conclusione che il reato non riguarda una particolare categoria di persone, ma può afferire tutti gli esseri umani in egual misura. È quindi necessario sensibilizzare i giovani su queste tematiche, affinché possano riconoscere e perseguire la strada della legalità.
Ritengo che il suddetto documentario sia uno strumento molto utile ed importante per permettere a tutti di conoscere una realtà molto complessa quale è il mondo carcerario, ma soprattutto di comprendere e giungere alla conclusione che il reato non riguarda una particolare categoria di persone, ma può afferire tutti gli esseri umani in egual misura. È quindi necessario sensibilizzare i giovani su queste tematiche, affinché possano riconoscere e perseguire la strada della legalità.
RIGGIO GASPARE LISBONA parte2
19 Apr 2023
vale a dire la condizione di essere umani e in quanto tali poter commettere degli errori e imparare da essi. Difatti, è importante che i detenuti, in carcere, prendano consapevolezza dei propri errori, della gravità dei propri reati e, come spesso si ripete all’interno dei documentario, riflettano sul proprio passato, ma per far ciò è necessario che venga istituito un percorso di rieducazione e di reinserimento sociale affinché il detenuto possa realmente prendere consapevolezza della gravità del reato commesso, possa ritornare a credere in se stesso e possa soprattutto, scontata la pena, cambiare vita al di fuori del carcere abbandonando la strada della criminalità. A tal proposito, si ricorda il caso del detenuto che dopo 7 anni di detenzione carceraria, una volta fuori non ha migliorato la propria condizione ma al contrario è tornato a commettere reati ritornando nuovamente in carcere. La rieducazione del detenuto è un percorso molto complesso e non sempre si realizza, sono molte le denunce da parte dei detenuti, i quali criticano la struttura del sistema carcerario in Italia e denunciano il sistema giudiziario a causa della lunga durata dei processi che molto spesso riguardano persone innocenti che vengono private della propria libertà. Una simile denuncia, molto più velata, proviene anche dalle istituzioni,
RIGGIO GASPARE LISBONA parte1
19 Apr 2023
Ho trovato molto interessante il documentario e di conseguenza il progetto “Lo strappo” promosso dai capi scout Agesci. Trattasi di un importante opera di informazione prima e di sensibilizzazione poi circa tutto ciò che concerne il mondo della Giustizia, mettendo in rilievo l’elemento umano riguardante tanto le vittime quanto gli autori del reato.
Un accenno molto particolare riguarda la condizione delle vittime che come si evince dal documentario non riguarda soltanto le vittime del reato in senso stretto e quindi coloro che trovano la morte per mano di terze persone, ma riguarda tutte le vittime che vengono coinvolte in un reato. A questo proposito si fa riferimento a quelle che possono essere definite vittime indirette, vale a dire coloro che hanno dei legami familiari con gli attori del reato, quali i familiari delle vittime e i familiari dei colpevoli, in riferimento a questi ultimi è significativo il pensiero del padre detenuto nei confronti del figlio, considerato la sua prima vittima. Tuttavia, ascoltando e analizzando le parole dei detenuti si evince che, in realtà, le prime vittime sono proprio gli autori del reato, quali vittime del contesto socio-familiare in cui sono cresciute.
Il documentario mette al centro l’essere umano in tutte le sue sfumature, dando voce tanto ai familiari delle vittime quanto ai colpevoli, ed è proprio dalle loro parole che emerge l’elemento che accomuna tutti gli autori coinvolti all’interno di un reato,
Un accenno molto particolare riguarda la condizione delle vittime che come si evince dal documentario non riguarda soltanto le vittime del reato in senso stretto e quindi coloro che trovano la morte per mano di terze persone, ma riguarda tutte le vittime che vengono coinvolte in un reato. A questo proposito si fa riferimento a quelle che possono essere definite vittime indirette, vale a dire coloro che hanno dei legami familiari con gli attori del reato, quali i familiari delle vittime e i familiari dei colpevoli, in riferimento a questi ultimi è significativo il pensiero del padre detenuto nei confronti del figlio, considerato la sua prima vittima. Tuttavia, ascoltando e analizzando le parole dei detenuti si evince che, in realtà, le prime vittime sono proprio gli autori del reato, quali vittime del contesto socio-familiare in cui sono cresciute.
Il documentario mette al centro l’essere umano in tutte le sue sfumature, dando voce tanto ai familiari delle vittime quanto ai colpevoli, ed è proprio dalle loro parole che emerge l’elemento che accomuna tutti gli autori coinvolti all’interno di un reato,
Di Giorgi Amsterdam
17 Apr 2023
Trovo questo documentario molto interessante perché ci mette di fronte a svariati punti di vista dei soggetti coinvolti in un reato e ci fa comprendere il lavoro che svolgono gli appartenenti alla magistratura e inoltre sacrifici dei parenti dei detenuti che avvolte per un processo i tempi di attesa sono elevati
I social media si focalizzano più sul detenuto che sulla vittima facendo passare in immagine diversa dalla realtà..
I social media si focalizzano più sul detenuto che sulla vittima facendo passare in immagine diversa dalla realtà..
Galatà Amsterdam
17 Apr 2023
Trovo che sia un documentario decisamente interessante per capire e approfondire i compiti che hanno le varie figure all’interno del sistema giudiziario, possiamo notare la differenza tra le due parti quella detentiva e quella dei familiari che ne pagano il prezzo più alto a livello psicologico e affettivo, in più possiamo capire e approfondire il percorso rieducativo per il reinserimento delle persone detenute nel contesto sociale, poiché a parer mio gli istituti penitenziari sono la base della società, inoltre aggiungo che possiamo apprendere dove il sistema giudiziario fallisce per quanto riguarda la durata dei processi.
GRASTA_Lisbona
17 Apr 2023
La visione di questo documentario è stata molto interessante e allo stesso tempo mi ha molto incuriosito. Ti spiega a tutto tondo la visione generale di tutte le parti che subiscono o compiono un reato ma anche di chi tramite la legge giudica il reo come ad esempio il magistrato di sorveglianza, il pubblico ministero dove dicono di non essere ben visti dalle persone perché mettono a piede libero persone che hanno commesso reati che poi durante la semilibertà continuano a compiere. Nei detenuti invece ho visto una tendenza a escludersi dalla colpa del reato che hanno commesso, questa cosa mi fa riflettere perché credendo nella rieducazione del condannato e quindi a un'ipotesi trattamentale che un detenuto deve adoperarsi a rispettare più che altro per se stesso e per essere una persona consapevole di aver sbagliato e di non commettere più gli stessi errori. Nella mi esperienza di tirocinio ho potuto notare molti discorsi simili a quelli fatti in questo video e sinceramente penso che sia una cosa che accomuna tutti i detenuti quella di pensare che non è mai sua la colpa ma questo può ledere anche i familiari delle vittime perché vedere la persona che magari ti ha ucciso un familiare e non rendersi conto di cosa ha fatto e non immedesimarsi nella persona che ha subito il torto può ferirti veramente due volte.
Burgaretta Amsterdam
16 Apr 2023
Questo documentario mi ha molto colpito, soprattutto è stato interessante ascoltare le interviste del reo, delle vittime, dei familiari, del pubblico ministero, dei giornalisti e del magistrato di sorveglianza e il modo di pensare di ognuno di essi.
Ho notato come è difficile nei confronti dei familiari delle vittime il rassegnarsi per la perdita di qualcuno a loro caro, le loro reazioni ancora incredule e piene di perché nonostante fosse passato molto tempo dalla disgrazia, ma anche la voglia di cercare giustizia e trovare pace in essa.
Un altro aspetto che mi ha colpito è stato il pensiero dei detenuti, come per molti il fatto che i loro gesti al di fuori della detenzione fossero quasi naturali e non così gravi non facendo caso ai traumi lasciati alle loro vittime.
Molti di loro non accettano la detenzione, aumentando cosi la loro rabbia e frustrazione ripresentandosi alla società come una persona tale e quale a prima o addirittura, in molti casi, peggiorata ignorando qualsiasi trattamento rieducativo essendo convinti di non averne bisogno.
Fortunatamente questo fenomeno interessa una piccola fetta della popolazione detenuta, infatti molti attraverso le aree rieducative e i percorsi individualizzati riescono a raggiungere una consapevolezza dei loro sbagli e la voglia di essere diversi dalla persona che erano prima partecipando attivamente ad ogni trattamento proposto.
Ho notato come è difficile nei confronti dei familiari delle vittime il rassegnarsi per la perdita di qualcuno a loro caro, le loro reazioni ancora incredule e piene di perché nonostante fosse passato molto tempo dalla disgrazia, ma anche la voglia di cercare giustizia e trovare pace in essa.
Un altro aspetto che mi ha colpito è stato il pensiero dei detenuti, come per molti il fatto che i loro gesti al di fuori della detenzione fossero quasi naturali e non così gravi non facendo caso ai traumi lasciati alle loro vittime.
Molti di loro non accettano la detenzione, aumentando cosi la loro rabbia e frustrazione ripresentandosi alla società come una persona tale e quale a prima o addirittura, in molti casi, peggiorata ignorando qualsiasi trattamento rieducativo essendo convinti di non averne bisogno.
Fortunatamente questo fenomeno interessa una piccola fetta della popolazione detenuta, infatti molti attraverso le aree rieducative e i percorsi individualizzati riescono a raggiungere una consapevolezza dei loro sbagli e la voglia di essere diversi dalla persona che erano prima partecipando attivamente ad ogni trattamento proposto.
CADONI AMSTERDAM
16 Apr 2023
Il documentario tratta una tematica delicata e molto complessa in cui si possono sentire più punti di vista tra magistrati, giornalisti, vittime e carnefici sottolineando le differenze tra questi. Ciò che mi ha colpito di più sono le interviste dei detenuti, soprattutto nella parte in cui affermavano di non aver dato, in alcuni casi, valore alle vite delle vittime, dal momento che non davano valore alle loro. Sono state di particolare importanza le dichiarazioni dei detenuti sulla loro convinzione di non avere una possibilità di scelta a causa dell'ambiente familiare in cui sono cresciuti e delle poche opportunità avute nella vita. Credo che comprendere l'errore commesso sia la parte più importante del percorso, al fine di tornare a far parte della società, se non si ha la consapevolezza di questo non è facile reintegrarsi, ecco perché credo che il trattamento rieducativo ha una grande importanza in questo ambito.
LIBISCHI
16 Apr 2023
Osservando questo documentario, mi sento di dire che è molto interessante la tematica che tratta, in quanto, approfondisce nel dettaglio quelli che sono i pensieri delle parti sia attive che passive del reato.
In particolare mi ha colpito il trauma che le vittime si portano dentro per il resto della vita, sia chi ne ha sofferto in prima persona ma anche i familiari della vittima. Personalmente mi sento di dire che chi è sottoposto ad un percorso rieducativo, possa avere la possibilità di capire ciò che ha commesso e cercare di redimersi nei confronti dei familiari delle vittime.
In particolare mi ha colpito il trauma che le vittime si portano dentro per il resto della vita, sia chi ne ha sofferto in prima persona ma anche i familiari della vittima. Personalmente mi sento di dire che chi è sottoposto ad un percorso rieducativo, possa avere la possibilità di capire ciò che ha commesso e cercare di redimersi nei confronti dei familiari delle vittime.