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LO STRAPPO Un percorso di educazione alla cittadinanza per scuole e associazioni
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recensioni

Allievo Vice Ispettore Nucleo Genova Vittorio D.B.
25 Giu 2022
Ad integrazione del commento precedente, per esperienze vissute posso dire che, anche dopo del tempo passato in un istituto penitenziario, alcune persone non riescono ad elaborare un percorso sull’importanza della vita, in quanto creano delle situazioni di pericolosità per la loro stessa vita, per la vita degli altri detenuti e del personale che deve intervenire e gestire in poco tempo con lucidità l’evento, evitando ulteriori “vittime”.
Allievo Vice Ispettore Funaro Antonio - Nucleo Genova
25 Giu 2022
Ad integrazione del mio precedente intervento volevo aggiungere un contributo in base alla mia esperienza per quanto riguarda il lamentato abbandono del sistema penitenziario da parte del detenuto.Ebbene personalmente ho lavorato per qualche tempo nell'area trattamentale-educativa occupandomi concretamente dell'organizzazione di molti progetti trattamentali e devo dire che almeno in un istituto grande come quello nel quale ho lavorato posso dire che le attività trattamentali organizzate sono ampie,variegate e di notevole interesse pertanto non posso che trovarmi in disaccordo,non noto affatto questo abbandono anzi tutt'altro,onestamente devo però ammettere che non conosco la situazione di realtà più piccole dove forse potrà rilevarsi qualche criticità al riguardo,semmai un aspetto nel quale si dovrebbe intervenire è un ampliamento dell'organico degli educatori.Avendo lavorato anche negli uffici della Procura posso in base alla mia esperienza confermare le criticità citate dal magistrato, effettivamente ho potuto riscontrare una cronica carenza di personale che rallenta molto le attività giudiziarie.Resta il fatto che carenze di organico a parte le possibilità di una buona riuscita del trattamento secondo il mio parere è tutta nelle mani del detenuto e della sua effettiva indole e collaborazione alla rieducazione,avendo anche concretamente partecipato alla stesura di molti programmi di trattamento ho potuto verificare il successo di alcuni come il fallimento di tanti altri.
Allievo V.Isp. INFLUENZA Carmine
25 Giu 2022
Guardando questo video percepisco la diversità degli stati d'animo provati dai vari protagonisti del documentario passando dalla coincidenza dall'evitare di essere una vittima, al trauma di essere vittima indiretta del fatto compiuto, alla vittima vera ossia chi ha subito, alla sofferenza e alla rabbia di chi commette il reato che successivamente si trasforma in vittima, poiche non gli vengono riconosciuti i principi costituzionali sanciti dall'art.27 cost., dove la pena deve tendere alla rieducazione ma invece il reo viene soltanto rinchiuso per scontare la pena uscendone poi ancora più incattiviti e senza aver capito il vero senso di scontare una pena, quindi vittima del sistema. Per esperienza personale posso dire che anche chi è ristretto al regime detentivo di cui all'art.41-bis co.2 O.P. si ritiene vittima, nonostante ha fatto vittime, appunto perchè in primis non riconosce la propria colpevolezza e poi è chiaramente contrario alle regole del sistema penitenziario.
a.v.i. vettorello andrea
24 Giu 2022
ad integrazione della recensione del 13-06-2022. Visionando il filmato, ho provato uno certo stato d'ansia che i "protagonisti vittime" mi hanno trasmesso con i loro guardi con lo stato di impotenza trasmessomi dai ritmi e tempi di quello che raccontavano quasi dispiaciuti a loro volta di essere toccato a loro di essere i sopravvissuti. Questo mi ha in un certo senso influenzato da quanto affermato in precedenza, potendo solo aggiungere che la "mission" assegnata ad un operatore e' il massimo del minimo. Intendo come massimo del risultato avvicinarsi a quanto stabilito dal mandato costituzionale, e come minimo il percecito dalla colletivita'
GILBERTO SOLAZZI
23 Giu 2022
Ad integrazione della recensione per quanto attiene la dialettica e il comportamento.....Per qualificare il concetto in base alla mia esperienza lavorativa e professionale intendo che l'analisi delle singole parti di un sistema se non vengono inserite negli specifici contesti cioè il comportamento dei singoli e dei singoli nel gruppo di appartenenza composta da forze interne opposte, ossia la natura della realtà è fondata sul cambiamento e sul processo l'individuo e l'ambiente sono in costante mutamento.
Allievo Vice Ispettore SANNA Giuseppe Cristiano
23 Giu 2022
Ad integrazione della partecipazione precedente Alcune scene del video sono tratte dal gruppo della trasgressione, gruppo atto a far riflettere il reo, sulla sua condotta, talvolta avvicinando anche le vittime a questi incontri. Come nel teatro greco, i detenuti sono capaci di entrare in un ruolo, interpretare una parte, in parole povere ipocrisia, pura e semplice ipocrisia, dettata dal fatto di poter ottenere un qualcosa utile al loro percorso. Difatti molti soggetti questo gruppo hanno tratto la palla al balzo, vedendolo come sbocco per poter uscire prima, queste non sono pure e semplici deduzioni, ma esperienza diretta e vissuta, poichè molti di coloro che vi hanno partecipato nelle sedute dell'Istituto di Milano "Opera", in colloqui diretti con loro, esternavano proprio questa loro scelta, quindi una specie di compromesso indiretto, atto ad ottenere un loro vantaggio.
All. V.I. Rosanna Trisolini
23 Giu 2022
Ad integrazione del mio contributo fornito, penso che un buon ispettore debba fare uso del pensiero laterale soprattutto durante gli eventi critici! Mi è capitato sovente giungere in sezione perché chiamata per un evento critico, in poco tempo bisogna avere la capacità di cogliere degli elementi non palesi, oltre ciò che viene detto da colleghi e contendenti, penso ad esempio, al detenuto, apparentemente estraneo, che si allontana come a volersi nascondere, oppure il detenuto che ci fa cenno di volerci parlare! Spero di aver reso chiaramente il mio pensiero
Allievo Vice Ispettore PIRULLI
23 Giu 2022
Documentario senza dubbio interessante, che analizza le singole figure che ruotano attorno al "reato". La condizione della vittima è quella che con il proprio carico emotivo lascia senza parole. Le esperienze riportate sono estreme e non possono che condurre ad un senso di rabbia, per quello che hanno subito, per la poca importanza che hanno all'interno del procedimento penale e per il poco rispetto dei media, che vogliono solo spettacolarizzare la cosa. I professionisti della giustizia, d'altra parte, esprimono frustrazione ed amarezza. Tale condizione, col passare degli anni, sfocia nella rassegnazione di fronte ad un sistema che non fornisce tutti gli strumenti necessari. Poi c'è il reo, colui che con il proprio comportamento ha creato le “vittime del reato”, ma che al tempo stesso si sente vittima. Il nostro sistema d'altronde riconosce loro questa condizione. L'art. 27 della Costituzione prevede che la pena deve tendere alla rieducazione, senza alcun riferimento al carattere afflittivo della pena e per questo la vittima ha solo un ruolo marginale. Infine, relativamente all'esperienza dello scrivente, fa riflettere come ogni operatore della giustizia debba fare riferimento al reato commesso, ogni volta che esprimere un parere sul soggetto, mentre l'Agente di Polizia penitenziaria può anche non conoscere il reato commesso. Anzi tale condizione è spesso auspicata, in modo da garantire a tutti lo stesso trattamento, scevri da qualsivoglia coinvolgimento emotivo.
Allievo Vice Ispettore PISCIOTTA Manlio
22 Giu 2022
ho avuto il modo di vedere il documentario, Per quanto riguarda il reo rimango colpito dal suo comportamento e dalle sue affermazioni, le quali descrivono il non riconoscimento delle vittime e del dolore provocato ai suoi cari, nel momento in cui commette il reato. a partire dal incoscienza nel commettere il reato dovuto molto spesso alla crescita in contesti familiari critici dove vi è una assenza di valori, Incoscienza nel lasciare le persone che hanno subito questi reati con un trauma che forse li accompagnerà per un lungo periodo. Un altro concetto che si affronta nel documentario è l'importanza del trattamento rieducativo del detenuto in cui fa capire quanto sia importante dare i mezzi giusti per far si che la persona possa cambiare e che una volta scontata la pena non ritorni a delinquere. Tale affermazione viene riconosciuta anche da chi amministra la giustizia, confermando che le vittime anche a distanza di tempo riportano uno “strappo” a livello emotivo. Infine, è rilevante anche il parere del giornalista che spiega i meccanismi del sistema mediatico che spesso fa vedere solo una parte della verità, ponendo particolare attenzione alle conseguenze che quest'ultimo può ripercuotere sui familiari delle vittime e sulle altre persone coinvolte nei fatti.
Allievo V.I. Nucleo Genova Carmine Sasso
21 Giu 2022
I protagonisti delle nostre storie, pur rivestendo all’interno della propria condizione ruoli decisamente diversi tra loro, hanno un tratto comune: l’“essere vittima”. Il detenuto che afferma di sentirsi vittima “della necessità e delle priorità di sopravvivenza” evidenziando il fatto di essere stato condannato ad una pena di cui non riconosce il vero senso se non quello di provare una sensazione di amarezza. Il marito protettivo e pentito verso una moglie che sente di non aver protetto abbastanza e che descrive “lo strappo”: il sentimento della vittima quando tutto si interrompe. Le vittime non sono solo coloro che subiscono la conseguenza di un atto violento perpetrato da un balordo o da una società colpevole; le vittime sono “i fragili” che circondano quelli che vengono a mancare, le mogli, i figli che sopravvivono alla morte dei loro cari; vittime di un sistema corrotto nell’animo che ha radici nel loro passato sono anche i criminali stessi, incapaci di diventare consapevoli dell’errore e dei diritti della società anche quando crescono, perché feriti fin da bambini. Infine vittime sono le istituzioni: il Mag. Carlo Palermo privato della fierezza di ricoprire un ruolo istituzionale e persino il deluso Giudice di sorveglianza, intristito perché “incapace” di penetrare nello spirito e nella coscienza dei rei destinate ad essere da lui sorvegliate, perché privo degli strumenti introspettivi che nessuno gli fornirà mai e che nessuno immagina quanto egli desideri possedere.
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