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LO STRAPPO Un percorso di educazione alla cittadinanza per scuole e associazioni
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186
recensioni

Lombardo Amsterdam
16 Apr 2023
In questo documentario, perfettamente riuscito, possiamo notare due facce totalmente differenti. Vediamo le vittime del reato dire la loro ma anche chi ha commesso il reato che anche loro si sentono come delle vittime del sistema. Si vedono anche gli stati d’animo di entrambi le parti. La commissione di un reato procura uno strappo nella vita di colui che lo commette molto spesso tali protagonisti tendono a dire il contrario e passare per persone innocenti.
nicolosi Amsterdam
16 Apr 2023
In questo documentario si nota il comportamento di due soggetti i quali hanno compiuto dei reati, e secondo il loro modo di vedere e modo di pensare hanno agito in modo corretto al fine di poter raggiungere il loro obiettivo pur usando dei mezzi illegali. Questa devianza è dato soprattutto dalla società nella quale oggi viviamo . Molti individui ad oggi un po’ come sosteneva Durkheim nel suo pensiero sono spinti a seguire questi comportamenti per la mancanza di valori sociali i quali regolano i loro comportamenti e azioni che vengono perpetrate nei confronti della società .
D'Alia Giuseppe Amsterdam
16 Apr 2023
Questo documentario mi ha molto colpito, prendendo una pluralità di persone dal famigliare della vittima a chi commette un reato, a chi ha in mano la realizzazione di un trattamento a favore di questi ultimi.
Ho notato come è difficile nei confronti dei famigliari delle vittime il rassegnarsi per la perdita di qualcuno a loro caro, le loro reazioni ancora incredule e piene di perché nonostante fosse passato molto tempo dalla disgrazia, ma anche il loro voglia attiva di partecipare con un forte temperamento nei processi e trovare attraversa la giustizia una forma di pace per le loro perdite.
Dal
l' altra parte le reazioni dei detenuti, come per molti il fatto che i loro gesti al di fuori della detenzione fossero quasi naturali e non così gravi come invece i traumi lasciati alle loro vittime.
Il fatto che molti di loro non accettassero la detenzione, aumentando la loro rabbia e frustrazione riconsegnando alla società una persona tale e quale a prima o addirittura in molti casi peggiore è data da contesti non consoni e privi di aree rieducative questo per una grave mancanza di fondi, ed è quello che durante il documentario ho riscontrato nelle parole delle varie figure proposte.
Fortunatamente non è una fetta così ampia e molte aree rieducative riescono a riportare una consapevolezza dei loro sbagli e la voglia di essere diversi dalla persona che erano prima di commettere reati partecipando attivamente ad ogni trattamento proposto.
Stumpo Nucl. Lisbona
16 Apr 2023
Il video tratta una tematica a mio parere delicata e molto complessa. Ascoltare dinamiche, pensieri ed emozioni in modo più approfondito, sia dai soggetti attivi, sia da quelli passividel caso ha reso il video molto completo e interessante. Il Magistrato di sorveglianza, con le sue dichiarazioni, ha esternato la quantità di responsabilità affidate a questo ruolo e con quanta delicatezza bisogna prendere il tutto. I detenuti si sento abbandonati a loro stessi, manifestano sdegno nel processo trattamentale che stanno vivendo nella loro detenzione e vorrebbero un cambiamento radicale.
Calabrese_Amsterdam
16 Apr 2023
Il documentario appena visto sembra un riassunto degli ultimi mesi di corso diviso tra scuola e tirocinio; di particolare interesse le varie interviste fatte ai detenuti, agli organi competenti quali i vari magistrati e soprattutto alle vittime e i loro familiari. Ascoltando i detenuti intervistati è evidente il loro punto di vista, avverso, nei confronti della detenzione, ritenuta inutile e non rieducativa come invece sancisce l'ordinamento penitenziario, magari in alcuni passaggi manca proprio la mancanza di consapevolezza dei crimini commessi e del male causato alle vittime, e proprio quest'ultimo aspetto è quello che mi ha colpito dippiù nelle interviste delle vittime e dei loro familiari; ascoltavo le parole di una donna intervistata, la quale raccontava di non essere nemmeno riuscita a riconoscere e identificare il cadavere del fratello tanto fosse martoriato il proprio corpo. Anche le parole dei vari magistrati mi hanno colpito, in particolare si evincevano i sensi di colpa di quest'ultimi e la presa responsabilità nei confronti di alcune scarcerazioni o libertà vigilate, forse troppo precoci, che hanno portato alla commissione di altri delitti, e della condanna prontamente avvenuta da parte dei mass media a sottolineare tale potenziale errore.
Barberio_Lisbona
16 Apr 2023
Grazie a questa pellicola ho avuto la possibilità di capire la sofferenza che c'è dietro le testimonianze delle vittime della criminalità, ricordando le stesse della strage del decennio scorso a Trapani. Si hanno queste testimonianze grazie alla figura del giornalista il quale, alcune volte, vi rischia la vita per riportare avvenimenti di questo tipo, secondo me molto importante. L'importanza del ricordo, affinchè non accada più, è combattere contro questa organizzazione e contro la loro forma di violenza che è sia psichica e sia fisica. Ho trovato molto importante, inoltre, le interviste fatte ai detenuti che facevano parte della criminalità, poichè si possono percepire le intenzioni e ci si può immedesimare nei loro panni, meditando su quello che li spinge a compiere questi atti piene di sentimento e di premeditatezza; capire ciò secondo me è molto importante perchè ci aiuta a far luce su questa ombra mortale che da anni colpisce il mondo ma soprattutto l'Italia, in modo tale da estirpare questo male alla radice come se fosse un cancro.
Luku Amsterdam
16 Apr 2023
Questo documentario mi ha colpito molto, ha preso parte una pluralità di soggetti, dal famigliare della vittima a chi commette un reato, a chi ha in mano la realizzazione di un trattamento a favore di questi ultimi.
Ho visto come segna dei confronti dei famigliari delle vittime la perdita di qualcuno a loro caro, le loro reazioni ancora incredule e piene di perché nonostante fosse passato molto tempo, ma anche il loro temperamento e la voglia di partecipare attivamente nei processi e trovare pace alle loro perdite attraverso la giustizia.
Dall' altra parte le reazioni dei detenuti, come per molti il fatto che i loro gesti al di fuori della detenzione fossero quasi naturali e non così gravi come invece i traumi lasciati alle loro vittime.
Il fatto che molti di loro non accettassero la detenzione, aumentando la loro rabbia e frustrazione riconsegnando alla società una persona tale e quale a prima o addirittura in molti casi peggiore è data da contesti non consoni e privi di aree rieducative questo per una grave mancanza di fondi, ed è quello che durante il documentario ho riscontrato nelle parole delle varie figure proposte.
Fortunatamente non è una fetta così ampia e molte aree rieducative riescono a riportare una consapevolezza dei loro sbagli e la voglia di essere diversi dalla persona che erano prima di commettere reati partecipando attivamente ad ogni trattamento proposto.
Vitale Amsterdam
16 Apr 2023
Aver avuto la possibilità, di affacciarsi, sui diversi punti di visti di tutti i componenti del reato, quali la vittima, il reo, i giudici, la difesa, l’accusa, permette di avere una visione più ampia di quello che succede effettivamente quando viene commesso un reato.. Molto spesso, come si evince nel documentario, la vittima non è solamente la parte offesa, o chi ne è coinvolto, ma la vittima è anche chi commette il reato stesso. Vittima perché? Vittima di se stesso, vittima della società, vittima di un contesto in cui spesso vengono meno i mezzi per raggiungere un obiettivo, quindi si tende a procurarseli da solo. Inoltre sentire che circa il 40% dei condannati è innocente, è molto raccapricciante, poiché sinonimo di una giustizia fatta male, di una giustizia che viene meno ai suoi compiti. Mandare in carcere chi commette reato, si, ma offrire anche soluzioni alternative ove possibile, perché aldilà del reato che si commette, lasciare una persona in una camera 3x3 per lunghi anni, non sempre è la via migliore e di sicuro non è rieducativo, viene tolta la possibilità quindi di sentirsi parte di una società, quella società che al termine della pena, dovranno ritornare a farne parte, e se durante l’espiazione della stessa non viene fatto qualcosa di utile o almeno provarci, la persona tornerà a delinquere.
Bisognerebbe dedicare più attenzione alle vittime, post trauma, per dare un messaggio più intenso di quello che viene causato/succede anche dopo.
DEL VECCHIO_AMSTERDAM PARTE 4
15 Apr 2023
Fermarsi a pensare e riflettere anche se in maniera forzata molte volte può far uscire fuori dei lati mai conosciuti, un pentimento per l’errore commesso. Diventa proprio “una scuola di pazienza” dove si impara a dominare i propri impulsi e tentare almeno di riportare in società una persona migliore di prima, che possa fornire un aiuto agli altri ma in primis a se stessa. In conclusione questo documentario ha messo in luce gli aspetti del nostro lavoro, le realtà con le quali verremo a contatto e l’obiettivo lavorativo che dovremo raggiungere, la rieducazione.
DEL VECCHIO_AMSTERDAM PARTE 3
15 Apr 2023
L’aspetto messo in risalto e a mio parere deludente è proprio il poco spazio dato alla vittima e alla sua storia che viene messa in seconda piano, l’attenzione viene focalizzata sul risultato.
Un altro fattore rilevante è il sovraffollamento di detenuti all’interno degli istituti e di processi in attesa, parliamo di persone che sono in attesa di giudizio da un bel po di tempo e questo per il numero elevato di casi. Concentrarsi su un singolo caso in effetti ad oggi diventa impossibile, così facendo si cerca di analizzare più casi possibili dando un occhio di riguardo alle cose più essenziali ma è proprio lì che sfuggono cose che possono ritenersi fondamentali per un giusto giudizio, tutto questo per un sistema che forse non funziona al meglio.
Succede anche che molte persone all’interno degli istituti non sono consapevoli del reato commesso e dello sbaglio enorme che ha recato un danno non solo alle vittime ma anche alla società. Non accettano molte volte nessun trattamento finendo in società anche peggiori di prima . Purtroppo sono persone che hanno alle spalle un trascorso pesante, un abbandono scolastico ma anche familiare, molte volte la famiglia non ha fornito delle basi di sostegno facendogli intraprendere una strada sbagliata. Condivido pienamente che “lo stop forzato” che si ritrova nella detenzione che viene menzionato dal Magistrato sia un punto di arrivo che queste persone non hanno mai raggiunto.
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